“Il piano dell’Arabia è questo”: Fassone se lo lascia scappare | Ecco cosa vogliono fare
L’ex dirigente del Milan ha svelato importanti retroscena che riguardano il calcio arabo, che ultimamente è salito alla ribalta per i tanti soldi spesi sul calciomercato e per gli stipendi dei calciatori.
Durante l’estate abbiamo assistito all’espandersi del fenomeno Arabia Saudita nel mondo del calcio. I club arabi infatti hanno cominciato ad acquistare calciatori molto affermati a livello mondiale, offrendo loro stipendi assurdi, oltre che cifre pazzesche alle società europee per i cartellini.
Il tutto ha avuto inizia già nello scorso gennaio, quando l’Al Nassr riuscì a sorpresa a convincere Cristiano Ronaldo a trasferirsi in territorio saudita. In estate poi lo hanno seguito tanti altri campioni del calibro di Benzema, Mané, Kanté, Firmino, Koulibaly e tanti altri.
Tutto ciò sta spaventando il calcio europeo, che non riesce a competere con i soldi arabi, e di conseguenza non riesce a fermare l’esodo di questi fenomeni. Di recente Marco Fassone, ex dirigente del Milan, ha parlato proprio di questo tema, e si è lasciato scappare diverse rivelazioni sull’obiettivo dell’Arabia Saudita.
L’ex dirigente milanista spiega la situazione
Fassone ha concesso un’intervista ai microfoni di Tuttosport. Tra i tanti temi trattati c’è stato anche quello riguardante proprio il calcio arabo, e l’ex dirigente rossonero ha spiegato il perché di questi grandi investimenti nel mondo del calcio, indicando che questo progetto saudita ha molta più solidità rispetto a quello cinese di alcuni anni fa.
Secondo il 59enne l’Arabia Saudita sta investendo nel calcio per trasformare la nazione il più possibile simile ad un paese occidentale, modello da seguire per gli sceicchi. Inoltre Fassone ha anche spiegato perché i quattro club principali sono di proprietà dello stato.
Le parole di Fassone
”Il disegno del paese Arabia è molto più chiaro e meno nebuloso rispetto, ad esempio, a quello cinese. L’obiettivo è trasformare un paese isolato politicamente e turisticamente in una nazione ”friendly” verso il mondo occidentale e ha individuato nello sport uno dei vettori per riuscirci”.
”Detto questo, mi è stato spiegato da loro che il fatto che i quattro club siano di proprietà dello stato è un modo per creare una sinergia utile per trasportare dall’Europa un certo numero di tecnici e calciatori con l’idea di costruire un calcio locale forte che un domani possa competere con il calcio occidentale. In Arabia ci sono premesse più solide: in Cina, dopo un anno o due si è capito che quel fenomeno sarebbe stato destinato a sgonfiarsi in tempi abbastanza rapidi”.