I derby da sempre stuzzicano nel pre-gara, appassionano comunque in quei novanta minuti e lasciano strascichi nel dopo gara, e per un bel po’.
Forse è un bene che l’ultimo derby tra Roma e Lazio sia stato a ridosso della pausa. Soprattutto con il segno del poi. Un derby più bello e interessante prima, con il battibecco innescato Sarri e continuato, ovviamente, da un Mourinho che non aspettava altro per rispondere al suo collega allenatore.
In campo poca roba, poche occasioni da reti: un palo di Luis Alberto, una supera parata di Rui Patricio sull’ex Romagnoli, tre occasioni da gol al momento giusto ma con il giocatore sbagliato: Karsdorp. Per il resto un po’ poco tutto.
Roma e Lazio non sono da Champions League in questo League: Dybala non è al top della forma, Lukaku sta segnando con grande regolarità, ma ha fallito tutti i big match: ingiudicabile con il Milan, anche se l’unica palla gol l’ha avuta sul piede sbagliato, il destro.
Non che la Lazio se la passi meglio: ha un problema oggettivo, quello che è stato per anni il suo punto di forza, Ciro Immobile. Si sente tantissimo la mancanza di Milinkovic Savic, i nuovi devono ancora adattarsi. Meno male che c’è la pausa. Almeno si può pensare al ricordo di altri derby.
Curiosa l’intervista di qualche giorno fa, quando a Romagnoli, tifoso laziale doc, giocava nella Roma nella storica e iconica finale di Coppa Italia tutta capitolina. Il derby di Lulic tanto per sintetizzare.
“Partita particolare, perché comunque da professionista ero dispiaciuto per la sconfitta e penso sia anche giusto. Era un titolo, io ero tesserato della Roma ed era normale fossi dispiaciuto per la sconfitta. Ma allo stesso tempo l’ha vinto la mia squadra, normale fossi un po’ più sollevato. È stata una partita difficile”. Ragionamento che non fa una piega, anche sei tifosi giallorossi, ripensandoci, si imbestialiscono ancora.
Originario di Anzio, tifoso della Lazio che cresce nel settore giovanile della Roma. Eppure non dimentica il suo passato giallorosso. “Non posso che ringraziare Bruno Conti – sottolinea – lui mi ha scoperto da bambino permettendomi di entrare nelle giovanili della Roma. Io sono nettunese, ma sono nato ad Anzio perché a Nettuno non ci sono ospedali che facciano nascere i bambini”.
Bruno Conti ok, poi uno sguardo lassù: “Sinisa ha scommesso su di me – conclude – ha fatto sì che potessi crescere prima alla Sampdoria e poi in una grande squadra come il Milan”.