ESCLUSIVA Rudiger Vollborn, leggenda del Bayer Leverkusen: “Potrebbero tremarci le gambe” | Parole a sorpresa alla vigilia del ritorno
Una leggenda, addetta a raccontare la storia del Leverkusen. Rudiger Vollborn è l’unico, da quando nel 1904 è stato fondato il Bayer, ad aver vinto due titoli con il club tedesco.
Ha vinto la Coppa Uefa nel 1988 (il Leverkusen era solo alla seconda partecipazione europea di sempre) e la Coppa di Germania nel 1993. Era l’unico superstite della rosa, lui l’unico ad aver vinto tutti e due i titoli che il Leverkusen aveva in bacheca fino a questa stagione: “Non sarò più l’unico – ha ammesso in esclusiva ai nostri microfoni –. Sarò però per sempre il primo e l’unico ad avercela fatta nel secolo scorso. Scherzi a parte, avrei rinunciato a un mio titolo per vincere il campionato nel 2000 o per conquistare un trofeo nel 2002”.
Cominciamo dall’emozione per il titolo di campioni di Germania…
“Ho sempre detto di voler vedere il Leverkusen vincere il campionato prima di morire. Mio figlio, prima della partita decisiva, era preoccupato perché pensava che non avrei retto. Questi ragazzi hanno fatto un regalo splendido, sono riusciti a fare qualcosa di eccezionale, se ne renderanno conto solo fra vari anni. Come è successo a me, che all’improvviso mi sentivo dire che ero una leggenda del club. Avevamo un’intera generazione di tifosi che non aveva mai vinto nulla. Per questo il titolo è così importante”.
Merito anche di Xabi Alonso, la sorprende abbia deciso di restare?
“Quando si è capito che Ancelotti sarebbe rimasto al Real abbiamo tutti tirato un sospiro di sollievo. Poi però è arrivata la notizia che Klopp avrebbe smesso al Liverpool e che il Bayern non avrebbe continuato con Tuchel. Sapendo che lui vorrebbe allenare quei club, sembrava verosimile che sarebbe andato via. Ma lui sa apprezzare ciò che il Leverkusen gli dà, e ha deciso di restare ancora”.
Bayer Leverkusen, le origini del successo
Da dove nasce questa stagione del Leverkusen?
“C’è tanto entusiasmo. Già dall’anno scorso. La gente voleva avere in mano qualcosa di concreto. C’era l’obiettivo di vincere. La semifinale persa l’anno scorso con la Roma ha dato una spinta, una motivazione, che probabilmente mancavano. I successi di quest’anno sono strettamente legati alla scorsa stagione. Quella delusione con la Roma ha creato la voglia di vincere”.
Cosa ricorda del successo del 1988?
“Il Leverkusen era solo alla seconda partecipazione europea. Vincere fu un miracolo. Incontrammo il Tolosa che l’anno prima aveva buttato fuori il Napoli di Maradona. Superammo tutti i turni essendo sfavoriti. Arrivammo in finale senza aver mai perso una partita, ma venimmo sconfitti 3-0 dall’Espanyol nella finale d’andata. Sembrava finita, ma al ritorno riuscimmo a imporci e a centrare il miracolo. All’epoca non riuscimmo a comprendere la portata dell’impresa”.
Quanto fu profonda la delusione per l’eliminazione in semifinale di un anno fa?
“La Roma l’anno scorso è passata senza giocare a calcio. Per me è più bello quando le squadre provano a segnare e non a evitare che gli altri non riescano a segnare. Se l’anno scorso fossimo usciti pareggiando 3-3 con la Roma non avrei detto niente. Ma così fu brutto. Ora però il Leverkusen con squadre che difendono così basse ha i mezzi per vincere”.
Tedeschi favoriti per il ritorno: si parte dal 0 a 2 dell’andata
Quali sono i giocatori più importanti della rosa?
“Per me i giocatori più importanti sono Tah, Xhaka e Wirtz. Loro sono la colonna vertebrale della squadra. Poi ci sono giocatori importanti come Grimaldo, forse il miglior mancino della nostra storia. Xhaka e Hofmann, per età ed esperienza, sono stati fondamentali per lo spogliatoio. Xhaka sa cosa vuol dire avere un buon vantaggio sulla seconda in classifica e non riuscire a vincere. L’anno scorso con l’Arsenal gli è successo. E credo sia stato determinante affinché la squadra, nonostante i punti di vantaggio sul Bayern, non si deconcentrasse”.
Come ha vissuto il 2-0 dell’andata?
“I primi 20 minuti la Roma ha fatto bene. Abbiamo avuto fortuna con Lukaku che ha preso la traversa, e sull’occasione di Cristante. Dopo l’1-0 però abbiamo controllato. Sia noi che loro siamo più forti di un anno fa. Loro all’inizio sono stati sfortunati, ma poi avremmo potuto vincere in maniera più larga. Siamo stati più maturi, non siamo caduti nelle loro provocazioni che, devo dire, sono frequenti. Ora dobbiamo affrontare il ritorno con la stessa concentrazione dell’andata. Con gli italiani si deve sempre stare attenti. Basta un gol e poi ci potrebbero tremare le gambe”.
L’ha sorpresa la decisione di Alonso di giocare senza punte?
“L’ha fatto spesso. Anche contro il Dortmund. Voleva avere una squadra più veloce. Voleva creare confusione nella difesa tedesca”.
Nel 1988 avete vinto la Coppa Uefa perdendo 3-0 l’andata: anche per questo resta cauto sulla qualificazione?
“Però avevamo il ritorno in casa. Quello cambia tanto. Ma la forza di questa squadra è che non
pensiamo a chi potremmo incontrare in finale, pensiamo solo di partita in partita”.