Grazie De Rossi, dimostrerò il mio valore | A 37 anni la chiamata della vita: prima volta ad alti livelli
A 37 anni riceve la chiamata della vita, merito di De Rossi che lo ha voluto a tutti i costi: ripagherà la fiducia del mister
Ci sono calciatori che, arrivati ad una certa età, decidono di farsi da parte e di appendere le scarpette al chiodo lasciando spazio ai più giovani. Ed invece il destino, certe volte, può schierarsi dalla tua parte e farti ripartire.
Poco importa che tu abbia 35, 36, 37 anni o così via: quando si riceve una di quelle chiamate che non si possono rifiutare bisogna farsi trovare pronti e, soprattutto, a disposizione.
Tanto è vero che a mettere il punto esclamativo in questa storia ci ha pensato proprio Daniele De Rossi. Il tecnico della Roma non ha avuto alcun dubbio ed ha chiesto alla società di puntare su un profilo tutt’altro che giovane per la sua rosa e staff.
Il personaggio in questione ha parlato di questo, e molto altro ancora, nel corso di una intervista che ha rilasciato ai canali ufficiali dell’AS Roma in cui ha rivelato vari aneddoti che, fino ad ora, erano del tutto sconosciuti.
Roma, Farelli da terzo portiere a preparatore per De Rossi: “Lo ringrazio per la fiducia”
Nel 2020, all’età di 37 anni, squilla il suo telefono. E’ la Roma. Pensa inevitabilmente ad uno scherzo visto che ha raggiunto quota 37 anni. Ed invece per Simone Farelli era tutto vero: un sogno che stava per diventare realtà. Poco importa se per fare il terzo estremo difensore e fare da chioccia ai più giovani, non stava aspettando altro se non la chiamata da parte della sua squadra del cuore.
Non scenderà mai in campo, questo lo sapeva molto bene. Dopo quell’esperienza decise di ritirarsi dal calcio giocato ma di rimanere nell’ambiente. Tanto da diventare preparatore dei portieri. Mai, però, si sarebbe aspettato che all’età di 41 anni De Rossi lo chiamasse per far parte del suo staff. Richiesta accettata senza aspettare un solo minuto.
Farelli, da terzo portiere a preparatore: “Fu una chiamata improvvisa”
“Fu una chiamata improvvisa. Dovevo fare da terzo e tra gli svincolati scelsero me. Dovevo fare da chioccia a Boer. Fu il coronamento di un lungo percorso, di un sogno. L’addio al calcio non è stato così traumatico come pensavo. Dopo aver appeso i guantoni al chiodo decisi di intraprendere questo nuovo percorso. Volevo sempre diventare preparatore dei portieri“.
Poi su Svilar e Ryan: “E’ uno dei migliori nel suo ruolo. Lo contraddistingue la perseveranza. Migliora ogni giorno che passa. Ha tutti i mezzi per diventare il numero 1. Ryan? E’ una fonte di arricchimento per me”. In conclusione rivela come è stato entrare a far parte dello staff di De Rossi: “Già lavoravo nel club. Il mister scelse me tra i candidati e mi diede il cinque dicendomi ‘Sei dei nostri’. Mi mise subito a mio agio“.