“Fermo per un anno e mezzo”: Roma, lo stop è lunghissimo | Carriera finita definitivamente
Il calciatore è stato costretto a fermarsi a lungo. Solo pensando alle gioie del passato potrà superare questa grandissima delusione.
A volte è necessario fermarsi. Non importa come sia successo e perché la sorte sia stata così severa con te. Una carriera passata a rincorrere record e trofei. Una classe cristallina e un percorso netto. Gli infortuni fanno parte della vita di ogni sportivo e forse capitano quando il destino vuole dirti qualcosa.
In questo momento è necessario il riposo. Riavvolgendo il nastro della carriera del calciatore si possono prendere in mano foto con maglie diverse, città con livelli di passione molto alti e stadi leggendari. L’Italia è sempre stata in ogni caso la sua seconda patria.
La gioia va vissuta intensamente perché poi non si sa mai cosa possa accadere. Quando capita di vivere un lungo stop lontano dai campi di calcio la tua vita sembra finita. Non basta supportare i tuoi colleghi e augurare loro il meglio perché in campo vorresti esserci tu con il pallone tra i piedi.
Con personalità e carattere si possono superare momenti difficili come questo e urlare al mondo che no, non è finita. Serve soltanto il tempo per riprovarci e credere ai propri sogni di atleta professionista.
Un anno e mezzo fuori dai giochi
Una notizia che avrebbe paralizzato emotivamente chiunque. Esiste tuttavia una buona notizia per il calciatore perché l’infortunio di cui stiamo parlando è già alle spalle. Intervistato da Flashscore Italia Javier Pastore ha ripercorso alcuni tratti di una carriera da predestinato.
Allenatori diversi, compiti in campo che seguivano uno spartito ben preciso e la grande voglia di tornare in Italia per fare ancora la differenza. L’argentino è stato sicuramente tra i giocatori più belli da vedere degli ultimi 20 anni in Serie A. Scoperto dal ds Sabatini, la sua missione è sempre stata la stessa.
Condizionato dall’infortunio ma con un obiettivo
La Roma è rimasta nel cuore dell’argentino. “Parlando personalmente, il primo anno non riuscii a trovare l’equilibrio con l’allenatore del momento (Eusebio Di Francesco ndr), che mi faceva giocare più in mezzo al campo come interno e obbligandomi a difendere troppo”.
Ecco la svolta: “Poi arrivò Paulo Fonseca e tutto cambiò in meglio per me dal punto di vista tattico, anche se poi mi fermò l’infortunio all’anca, che mi tenne fermo per un anno e mezzo. Il tutto in una squadra che aveva riposto tante aspettative su di me, un peccato”.