“Un americano a Roma”, successo solo al botteghino: i numeri horror della Lupa made in U.S.A.
Da quando c’è stato il primo cambio di proprietà, ovvero dall’era Pallotta-Di Benedetto fino ai Friedkin: il sogno americano diventa un incubo
Sono passati ben tredici anni da quando la Roma è passata per la prima volta nelle mani di una proprietà americana, da li in poi si sono susseguite una serie di promesse del calibro “Scudetto in 5 anni”, oppure “Roma regina d’Europa”, parole con cui i tifosi giallorossi hanno sperato di vivere il tanto agognato sogno americano, per scoprire poi che più di un sogno si trattasse di un incubo.
I primi anni furono caratterizzati da tante delusioni, non dovute tanto ai risultati sportivi che al tempo rispetto ad oggi potevano quasi apparire eccellenti, quanto nella mancanza di un vero e proprio progetto fatto per vincere. La Juventus era tornata a fare la voce grossa in Serie A, riuscendo nell’impresa di vincere il campionato per ben nove volte consecutive, molte delle quali la formazione capitolina l’ha fatta da antagonista, senza mai riuscire però a trovare la gloria finale.
Alla gestione Pallotta vanno dunque le colpe di non esser stato in grado di portare un trofeo nella capitale per oltre 10 anni, diventando così una delle poche presidenze (se non forse l’unica) a riuscire in un traguardo simile. Anche in quegli anni, come accade oggi, il presidente era al centro del mirino delle critiche, in particolare verso l’atteggiamento avuto verso i tifosi della Curva Sud e della loro battaglia per ripristinare il vecchio stemma, richieste in parte soddisfatte dalla famiglia Friedkin.
Era un periodo difficile per la Serie A, che vedeva due delle sue migliori squadre ovvero Milan e Inter faticare ad arrivare addirittura tra le prime sei, fattore che non può che accrescere il rammarico per la Roma per non esser mai riuscita a colmare quel gap con i bianconeri. Dopo la cessione da parte di Pallotta alla famiglia Friedkin in un primo momento i tifosi erano tornati a sognare, ma anche in questo caso in poco tempo si sono dovuti ricredere.
Friedkin, da Mourinho a Juric: partenza da favola e possibile finale horror
L’arrivo dei Friedkin era stato caratterizzato dall’annuncio a sorpresa riguardante l’esonero di Paulo Fonseca, al quale è seguita poi l’ufficialità dell’arrivo di José Mourinho sulla panchina della Roma. Questo sembrava poter essere l’inizio di qualcosa di grande e mai visto prima nella capitale, con una proprietà che senza inutile proclami aveva portato a Trigoria uno dei migliori allenatori dell’era contemporanea, con il quale il primo anno si è sollevato al cielo il primo trofeo dopo oltre 10 anni. Qualcuno potrebbe definire la ConferenceLeague un trofeo minore, guai però a dirlo allo Special One, che in quella notte nonostante una carriera costellata di trofei e vittorie ha versato le sue lacrime insieme ai romanisti presenti. L’anno successivo con grande sorpresa la Roma riesce a confermarsi in Europa, riuscendo a raggiungere una storica finale di Europa League, sfumata soltanto a causa di un arbitraggio assolutamente non all’altezza, e che di fatto ha sancito l’inizio della parabola discendente dei giallorossi.
Da li in poi qualcosa si è spezzato, e non solo all’interno dello spogliatoio, qualcosa è cambiato nell’atteggiamento non solo dei calciatori ma anche dell’allenatore, che non è più stato in grado di mantenere una continuità di risultati positivi, fattore che ha portato poi alla decisione dell’esonero. L’unico uomo probabilmente in grado di raccogliere l’eredità del portoghese, dal punto di vista del carisma e non delle doti tecniche era proprio Daniele De Rossi, l’unico che ha di fatto potuto posticipare l’attuale protesta dei tifosi, e che nonostante un rinnovo di contratto di ben tre anni è stato esonerato dopo solo quattro partite. Juric non può certo essere l’unico colpevole di questo momento, eppure un suo insuccesso era stato ampiamente pronosticato dai tifosi romanisti, che avevano bocciato sin da subito la scelta di salutare una bandiera come De Rossi in favore del tecnico ex Torino.
Roma, comincia il valzer degli allenatori: da De Rossi a Ranieri fino all’idea Allegri
Nella giornata di oggi la domanda che sorge spontanea non può che essere: “Quale sarà il futuro di Ivan Juric?”. Il risultato di ieri non è passato indifferente, un 5-1 per la Viola che ad oggi accende i riflettori sul lavoro fatto finora dall’ex tecnico del Torino, che nel post partita ha commentato: “Buttati al cesso 40 giorni di lavoro”, mentre sul possibile addio ha ammesso: “Decidono altri”. I giornali già nei giorni scorsi avevano parlato di un suo possibile addio, parlando dei vari scenari e delle possibili scelte che potrebbe prendere la società.
La prima potrebbe essere ovviamente, in caso di addio di Juric, richiamare De Rossi, che a quel punto potrebbe però anche rifiutare, la seconda (nel caso di rifiuto del primo) provare a convincere Claudio Ranieri, un’altra figura di spicco all’interno dell’ambiente Roma, e che potrebbe fare da parafulmine con i tifosi, magari alleggerendo il clima di contestazione. L’ultima ipotesi sarebbe una vera e propria dichiarazione di intenti, provando a convincere Max Allegri a sposare la causa giallorossa, ipotesi che però ad oggi resta una mera supposizione visto che non si registrano notizie ufficiali riguardo possibili contatti tra la dirigenza romanista e l’entourage dell’ex manager della Juventus.