Dodici allenatori in quindici anni: il progetto senza basi della Roma a stelle e strisce
Negli ultimi quindici anni sulla panchina della Roma si sono alternati la bellezza di dodici allenatori: un numero destinato a crescere
Col passare degli anni il calcio cambia sempre più identità, e non solo per i calciatori. Negli anni precedenti siamo stati abituati ad allenatori che hanno scritto la storia dei rispettivi club, sedendo in panchina per diversi anni, un trend che nel calcio attuale fatto di progetti non troppo concreti e soggetti a rivoluzioni insensate si è andato a perdere. Di questi possiamo senza dubbio ricordare i più famosi come Wenger e Ferguson, ma anche lo stesso Max Allegri che ha seduto sulla panchina bianconera per ben sette stagioni.
Ad oggi è sempre più raro che un tecnico rimanga nello stesso club troppo a lungo, ma forse quello della Roma è uno dei casi più eclatanti nel panorama europeo. Dalle parti di Trigoria si sono alternati infatti la bellezza di dodici allenatori negli ultimi quindici anni, un numero emblematico e che dimostra la mancanza di basi solide nella progettazione, fattore che accomuna sia la precedente gestione Pallotta che i Friedkin.
Sotto la guida del magnate di Boston infatti sono passati per la capitale la bellezza di nove manager in appena nove anni, nonostante le tante belle parole riguardanti un progetto che avrebbe dovuto vedere la formazione capitolina diventare la “Regina d’Europa”, e che invece ha visto la sua conclusione senza neanche un trofeo. Da Ranieri a Montella, da Luis Enrique a Zeman, fino ad arrivare a Rudi Garcia, Luciano Spalletti, Aurelio Andreazzoli, Eusebio Di Francesco e Paulo Fonseca, tutti sollevati dall’incarico al massimo nel corso della loro seconda stagione, e molti di loro con filosofie di gioco differenti dal loro predecessore.
Una mancanza di continuità e di fiducia che ha inciso ovviamente anche sui risultati, visto che nonostante la Roma fosse la principale antagonista della Juventus non è mai riuscita nell’impresa compiuta dal Napoli di De Laurentiis, ovvero vincere il tricolore (o in questo caso una coppa qualsiasi). Con l’arrivo dei Friedkin sembrava che questo trend fosse stato invertito, ma dopo l’addio di Mourinho l’incertezza è tornata a regnare.
Da Pallotta ai Friedkin: due lati della stessa medaglia
L’arrivo a Roma della famiglia Friedkin era riuscito a riaccendere la scintilla dell’entusiasmo nei tifosi romanisti, grazie soprattutto all’arrivo di José Mourinho prima e di Paulo Dybala poi. Due nomi altisonanti, che hanno dato un ritrovato entusiasmo alla piazza, che ha poi visto la propria squadra sollevare al cielo di Tirana la Conference League. Lo Special One resterà su quella panchina per due anni e mezzo, diventando il primo tecnico dell’era americana a sopravvivere al suo secondo anno nella capitale, purtroppo però visti i risultati la società si vide costretta a sollevare anche lui dall’incarico, dando il via ad un periodo di incertezza che continua ancora oggi.
In un primo momento l’arrivo di De Rossi aveva portato quella ventata d’aria fresca che sembrava poter rimettere la squadra sui giusti binari, ma alla fine anche lui è riuscito a collezionare solo un sesto posto in campionato, condito da una semifinale giocata ad armi pari contro il Leverkusen, decisamente troppo poco per meritare un rinnovo di addirittura tre anni e a quelle cifre, ma la decisione riguardante l’esonero forse ha ancora più del clamoroso, visto che a livello economico questa potrebbe essere una scelta che peserà sulle casse societarie.
Roma, chi sarà il numero tredici?
L’arrivo di Juric non ha portato i risultati sperati e la Roma non è ancora riuscita a trovare una continuità di risultati che le consentisse di riaprire il discorso qualificazione in Champions League. La scossa mentale, ma anche tattica non c’è stata, anzi la Roma ad oggi naviga addirittura nella parte destra della classifica di Serie A, ed occupa la diciannovesima posizione nel nuovo format dell’Europa League a classifica unica, numeri impietosi che riportano alla mente la tragica stagione 2004-2005, in cui i giallorossi cambiarono ben cinque allenatori.
L’addio del tecnico croato sembra ormai questione di tempo, e la società si avvia così a selezionare quello che sarà il terzo manager della stagione, ruolo per il quale si dice possa arrivare un nome di alto livello. Ci sono diversi nomi sul piatto, da Mancini a Lampard, da Ranieri a Potter fino a Max Allegri, l’unica pista esclusa dalla società pare essere proprio un ritorno di De Rossi, con il quale pare esserci stata una chiusura definitiva.