Confesso, lo faccio tutti i giorni | Dalla Nazionale all’orrenda dipendenza: ecco com’è ridotto
Il calciatore ripercorre le tappe salienti di una carriera che avrebbe potuto offrirgli molto di più. Dalla luce all’oblio.
Aveva tutto e il suo soprannome, in campo come nella vita, poteva valere come simbolo della sua forza. All’interno del rettangolo verde ha fatto innamorare i suoi tifosi ma qualcosa, dentro, non l’ha mai abbandonato, fino a portarlo ancora più giù.
Conosciamo soltanto apparentemente questi grandi campioni ma non sappiamo cosa vivono tutti i giorni, lontano dalle telecamere. Il protagonista di questa storia si è riscoperto ancora più fragile.
I milioni e il successo da soli non possono garantirti la salvezza. Devi metterci molto del tuo e non farti condizionare eccessivamente da quello che ti sta succedendo. Gestire il successo e la fama non è poi così semplice come possa sembrare.
Il calciatore avrebbe potuto spaccare in due questo sport e invece in tanti usano la parola rimpianto per descrivere quello che non è stato. Soltanto una questione di coincidenze? Ecco che cosa è successo e perché il ragazzo non è riuscito a diventare uomo.
Un evento traumatico
Una carriera buttata, scivolata via troppo velocemente subito dopo il successo. L’ex attaccante dell’Inter Adriano è stato in grado di mostrare il suo talento esattamente come la sua grande fragilità. C’è stato un evento in particolare che ha bloccato la sua consacrazione.
La morte del padre, in Brasile, è stata una mazzata troppo forte da assorbire per un ragazzo che cercava fortuna in Europa. Ora la sua vita è cambiata e ripensandoci il calciatore si esprime così, senza mezzi termini.
“Bevo tutti i giorni per questo motivo”
Intervistato da Players Tribune, il brasiliano ha parlato così del suo passato da potenziale campione. “Bevo tutti i giorni perché non è facile essere una promessa mai mantenuta”, ha raccontato. Negli anni non è riuscito a dire basta e a inseguire soltanto il sogno più grande, quello di imporsi a livello internazionale come calciatore.
“Ho provato a fare quello che volevano – spiega -. Ho contrattato con Roberto Mancini. Ho provato con José Mourinho. Ho pianto sulla spalla di Moratti. Ma non sono riuscito a fare quello che mi chiedevano. Sono stato bene per qualche settimana, ho evitato l’alcol, mi sono allenato come un pazzo, ma c’era sempre una ricaduta”.