18 anni fa vinceva il Mondiale: il destino gli ha riservato una sorpresa orribile | Solo lacrime per l’ex azzurro
Molti dei protagonisti dell’ultimo mondiale di calcio vinto dall’Italia sono rimasti nel mondo del calcio. Uno di loro sta vivendo un dramma
L’estate del 2006 resterà stampata per sempre nella memoria di tutti i tifosi e appassionati di calcio italiani. Diciotto anni fa la Nazionale italiana conquistò il quarto e ultimi titolo mondiale della sua storia. Dopo gli eroi di Enzo Bearzot la kermesse in Germania innalzò al medesimo rango gli azzurri di Marcello Lippi.
Quasi superfluo ricordarli tutti, anche perché i loro nomi segnano un segmento della storia dello sport italiano. La maggioranza di quello straordinario gruppo di giocatori è rimasta a pieno titolo nel mondo del calcio, soprattutto in veste di allenatori.
Da Rino Gattuso ad Andrea Pirlo passando per Fabio Cannavaro, Alessandro Nesta, Alberto Gilardino, Pippo Inzaghi e Daniele De Rossi, sono tutti passati per il super corso di Coverciano. Qualcun altro ha preferito reinventarsi nel ruolo di commentatore e opinionista televisivo.
Uno di loro però una volta appesi gli scarpini al chiodo è finito suo malgrado sulle pagine più cupe della cronaca giudiziaria per vicende che nulla hanno da spartire con le storie di un grande atleta.
Il Mondiale è un ricordo lontano, il presente è un vero e proprio incubo: tutti i dettagli
Ad occupare lo spazio che in genere i quotidiani dedicano alla cronaca nera è stato per anni Vincenzo Iaquinta, ex attaccante di Udinese e Juventus e autore del gol del 2-0 dell’Italia nel match d’esordio ai Mondiali tedeschi contro il Ghana.
Il centravanti crotonese, pupillo di Luciano Spalletti, è rimasto coinvolto in un’inchiesta condotta da DDA (Direzione Distrettuale Antimafia) che sequestrò un patrimonio di oltre 10 milioni di euro al padre Giuseppe, ritenuto il principale referente della ‘ndrangheta in Emilia-Romagna.
Il Mondiale è solo un ricordo, l’incubo del carcere per l’ex attaccante della Juventus
Nove anni fa Iaquinta senior fu condannato a 19 anni di carcere, pena poi ridotta in appello a 13 per i reati di associazione mafiosa e detenzione illegale di armi. Dal canto suo Vincenzo era stato condannato a due anni con la condizionale per detenzione di armi.
Qualche mese fa però la Corte di Cassazione ha disposto la restituzione dei beni in precedenza sequestrati alla famiglia Iaquinta, avendone accertato la provenienza lecita. La Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso del procuratore generale della Corte d’appello di Bologna contro Iaquinta, il padre Giuseppe e la sorella Adele. Per l’ex bomber crotonese è forse la fine di un incubo.