Morto tra le mie braccia: Nazionale in lacrime | Tragedia improvvisa per l’eroe azzurro
Un’esperienza atroce che risuonerà per sempre dentro di sé. Un dolore che va ben oltre il terreno di gioco.
Assaporare la sconfitta a volte può essere il minore dei mali. Quando in palio c’è la vita tutto deve essere immediatamente ridimensionato e rivisto con nuovi occhi. È successo al protagonista di questa storia, colpito da una tragedia che ha scosso tutta la Nazionale.
Al di là del tifo e dei colori infatti esiste un percorso molto più naturale e spontaneo che si chiama appunto vita. Rievocare quel momento significa infliggersi nuovamente un dolore tremendo, come una pugnalata in pieno petto.
Il mondo del calcio si stringe attorno all’atleta e gli augura di ritrovare al più presto quella serenità che sembra smarrita. Sarà probabilmente il calcio a rendere il tutto meno amaro, magari ricordandosi una delle prime missioni del calciatore.
Non sarà facile archiviare questa tragedia e andare avanti. Non basteranno alcune semplici distrazioni. Il racconto di quello che è successo così fa ancora più male.
Il dolore più grande
Perdere un figlio significa rinunciare improvvisamente a una parte di sé. Non una cosa da poco. Ecco perché il racconto di Salvatore Bagni, ex calciatore del Napoli e della Nazionale azzurra, non verrà dimenticato facilmente.
Al Corriere della Sera il dirigente sportivo torna sulla drammatica scomparsa del figlio di soli 3 anni, a causa di un incidente stradale. Le sue parole sono davvero forti e scombussolano chiunque le legga.
Il momento più duro
“Eravamo tutti e cinque in macchina, guidava mia moglie. Stavamo andando pianissimo, a 38 km/h. Un’auto non rispettò lo stop e andammo a sbattere contro un muretto. È stata fatale l’apertura dell’airbag. In quel momento ce l’avevo in braccio e non sedeva dietro perché era stato appena allattato e temevamo che potesse vomitare. Noi genitori abbiamo cercato di restare vicini ai suoi fratelli, affidandoci a degli psicologi anche per quello che è successo dopo”.
La salma venne trafugata senza alcun rispetto del dolore altrui. “Ce l’hanno portato via per la seconda volta. Saranno stati almeno in quattro a scavalcare il cancello e a entrare in quel cimitero, prelevando la bara dall’alto. Ci chiesero dei soldi, 300 milioni di lire. Li avrei pagati, ma me lo impedirono. Un giorno ci accordammo, ci saremmo dovuti incontrare a Predappio. Mi misi alla guida con una valigetta di soldi falsi e il giubbotto antiproiettile”.