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“Era un compagno incredibile”: squadra trafitta dall’orrenda disgrazia | Nemmeno i medici hanno potuto far nulla

Il lutto del calciatore - Foto Facebook - Ilromanista.it
Il lutto del calciatore – Foto Facebook – Ilromanista.it

L’ex compagno di squadra piange la sua scomparsa, ha militato per dieci anni in serie A, il ricovero in ospedale è stato inutile

Il 2025 si è aperto con la morte di una leggenda del calcio italiano. Ci lascia all’età di 80 anni. Una vita spezzata all’improvviso che getta nello sconforto la sua famiglia e tutti gli appassionati dello sport più seguito nel nostro Paese, con una tifoseria in particolare che è rimasta colpita dalla notizia.

La sua carriera è legata al Torino, con oltre 200 presenze in maglia granata, mentre da allenatore ha guidato il Pisa, con una promozione in A, la Fiorentina, il Padova, il Como e il Perugia, per poi intraprendere una carriera da commentatore radiofonico e televisivo.

L’ex centrocampista, nato a Piombino nell’aprile del 1944, è morto presso l’ospedale della sua città natale, dov’era ricoverato da qualche giorno.

Nessuno si aspettava la sua dipartita, anche se le condizioni erano peggiorate, rendendo obbligatorio l’intervento dei medici che non hanno potuto salvare la sua salute precaria.

La sua morte getta nello sconforto tutto il mondo del calcio italiano

Il calciatore in questione è Aldo Agroppi e il dispiacere è palpabile anche nelle parole dei vertici del calcio italiano, di ex colleghi che hanno avuto modo di conoscerlo da vicino.

Uno di questi è Luciano Castellini, portiere dell’ultimo scudetto del Torino e compagno di squadra, che ha voluto condividere il suo personale ricordo a TMW Radio.

Aldo Agroppi - Foto Lapresse - Ilromanista.it
Aldo Agroppi – Foto Lapresse – Ilromanista.it

Il messaggio di cordoglio dell’ex compagno di squadra

Un ricordo intriso di nostalgia: “Ho vissuto anni importanti a Torino con Aldo. Era quasi un fratello maggiore. Era un profondo conoscitore di calcio, era un compagno di squadra incredibile. Ho perso veramente un fratello e un compagno. Il sangue era granata. Mi ricordo tanti episodi con lui. Ogni sconfitta era una tragedia, ogni vittoria era una festa, non c’era una via di mezzo. Vincemmo la Coppa Italia col Milan e il premio fu birra e panino in Autogrill con lui. Sapeva sempre che io ero il suo scudiero, non avrebbe mai litigato con me. Non era scomodo, diceva la verità”.

La sua fede per la squadra in cui ha militato è sempre stata encomiabile: “Non era un antijuventino, era un granata ma era una rivalità sportiva e niente di più. Agroppi ha patito solo una cosa, la vittoria dello Scudetto dopo che andò via dal Torino. Se lo sarebbe meritato anche lui. Non nascerà mai un secondo Aldo Agroppi. Era una tragedia lunga una settimana se perdevi. La moglie è stata una santa con lui. Portava il figlio al campo ed è veramente come lui“.