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Mi hanno asportato un organo | Dramma Nazionale: una bandiera azzurra dovrà vivere così

La maglia della nazionale italiana – Facebook – Ilromanista.it

Dal racconto alla sofferenza del calciatore azzurro. Ecco come è cambiata la sua vita a partire da un momento assai delicato.

Una vicenda personale che si intreccia con quella sportiva. Due binari paralleli e tanta sofferenza prima di toccare il cielo con un dito. Il sogno azzurro e una consacrazione arrivata all’improvviso, quando la carriera del calciatore sembrava destinata a nuovi orizzonti.

Nel calcio come nella vita le sorprese non mancano mai e allora diventa necessario voltarsi per trovare i perché di una crescita davvero entusiasmante. Il percorso umano non è stato dei più facili ma ha spinto il protagonista di questa vicenda a dare tutto.

Quando arrivano la fama e il successo si possono facilmente sottovalutare alcuni aspetti in realtà fondamentali. Il dramma del nazionale non si può spiegare se non si è vissuto in prima persona.

Ripercorrendo quei momenti si possono rintracciare l’orgoglio, la grande dignità e la motivazione di uno sportivo che ha dato davvero tutto per coronare il sogno di una vita. La maglia azzurra è stato il premio più meritato e sudato.

Quanta sofferenza prima della gloria

I sacrifici, le lacrime e la fatica non vanno più di moda ma a volte è bene raccontare il “dietro le quinte” dell’esperienza di tanti sportivi. Diventare professionisti e vincere trofei non è cosa per tutti.

Stiamo parlando in questo caso dell’esperienza di Emanuele Giaccherini, che al Corriere della Sera ha svelato alcuni retroscena inediti della sua carriera. Solo chi gli è stato davvero vicino può sapere che cosa ha passato l’ex calciatore azzurro.

Il selfie di Emanuele Giaccherini allo Stadium - Lapresse - Ilromanista.it
Il selfie di Emanuele Giaccherini allo Stadium – Lapresse – Ilromanista.it

“Mi hanno asportato la milza”

Non è facile iniziare un percorso tra tante difficoltà e senza un organo come la milza: “A 16 anni non ne ero neanche troppo consapevole. Fisicamente non cambia nulla, anzi il paradosso è che sotto sforzo non ti fa male in quel lato lì. Il punto è che quell’episodio è stato soltanto l’inizio della salita. Oggi mi guardo indietro e mi considero fortunato, sono arrivato lì dove volevo. Ho realizzato il sogno da bambino”.

La sua crescita è stata importante, costellata di episodi decisivi come l’incontro con Antonio Conte. In quegli anni Giaccherini è diventato il simbolo di un calcio operaio e molto pratico. Pochi fronzoli e tanta sostanza. Ora, da opinionista, racconta la sua storia ai più giovani che vogliono provare a indossare la maglia azzurra.