Tragedia nel calcio italiano: volto sfigurato e vita appesa a un filo | Fiumi di lacrime per il campione del mondo

La tragedia dell’ex sportivo ha lasciato tutti a bocca aperta. Ora non resta che sperare in un finale migliore: i dettagli.
Un legame indissolubile con l’Italia e con milioni di tifosi. Un gesto iconico e un’esultanza che ricorderemo tutti per sempre. Impossibile cancellare certi ricordi dalla mente, a maggior ragione se sei riuscito nell’impresa di toccare il cielo con un dito.
Un evento sportivo molto importante, se non il più importante che va a premiare una carriera costruita a pane e sacrifici. Il talento, inteso come magia e istinto, era qualcosa che è sempre appartenuto ad altri.
Come si fa allora a diventare il simbolo di una generazione? Serve crederci e soprattutto sperare in un futuro migliore. Passo dopo passo, senza montarsi la testa, continuando a lavorare, in attesa di una chiamata.
Appesi gli scarpini al chiodo le opportunità per restare nel mondo del calcio non sono certamente mancate. Alcune qualità apprese e sviluppate in campo sono servite poi a contagiare positivamente anche chi gli è stato accanto. Il tutto ha preceduto una pagina drammatica del suo percorso da allenatore in rampa di lancio.
Una vita appesa a un filo
Un epilogo drammatico ma la fortuna di essere ancora qui e raccontarlo. Quando si nomina Fabio Grosso si pensa subito a quel rigore decisivo a Berlino nella finale mondiale del 2006. Un’esultanza diventata iconica che fa venire la pelle d’oca.
Il suo percorso da allenatore, una volta terminata la corsa sulla fascia sinistra, è stato fin qui di tutto rispetto. Un episodio tuttavia l’ha segnato per sempre. La sua foto con il volto sfregiato ha fatto il giro del mondo, paralizzando milioni di appassionati da tutto il mondo.

Fabio Grosso ha rischiato la vita
Basta riavvolgere il nastro e volare a Marsiglia il 29 ottobre 2023. A causa dei terribili incidenti che hanno contraddistinto le ore antecedenti la gara contro il Lione, le due squadre non scesero in campo, con Grosso che fu colpito al volto e rischiò davvero di perdere la vita.
“Poco prima mi ero girato per abbassare la tendina e quel gesto forse mi ha salvato la vita perché quella bottiglia poteva centrarmi alla tempia – ha raccontato il campione del mondo del 2006 a ‘La Repubblica’ – In quel momento ho capito cosa significa morire sul colpo, è tutto un istante, un bivio. Ieri (martedì, ndr) mi hanno tolto altri tre pezzi di vetro, i francesi se li erano dimenticati…”.