Nuova tragedia nella Capitale: dopo Suor Paola si è spento anche lui | Per la città è un giorno tremendo

La morte di Suor Paola ha unito tifosi di Roma e Lazio. Dopo pochi giorni, però, un altro lutto in città: è un giorno tremendo.
Che i tifosi della Lazio potessero riservarle uno speciale estremo saluto, lo si poteva immaginare. Ma quando il ricordo tra tristezza e rispetto arriva dagli acerrimi rivali, vuol dire che non esistono colori, o fede calcistica che tenga.
Lo striscione riservato dalla Curva Sud a Suor Paola è la cartina di tornasole di questo sentiment. “Un ricordo a chi ha dedicato la propria vita ad aiutare bambini, malati e detenuti. Rip Suor Paola”. Così il cuore pulsante del tifo romanista ha voluto omaggiare una super tifosa laziale.
Sì perché la storia di Suor Paola è quella di una doppia fede, un ponte per certi versi unico tra cielo e stadio, senza scadere nel trash. Icona tra i tifosi della Lazio, la religiosa è diventata negli anni un volto familiare e amatissimo, tanto da essere considerata una vera e propria mascotte spirituale della squadra biancoceleste. Ma dietro il sorriso contagioso e la fede incrollabile, c’è una storia profonda fatta di dedizione, amore e passione.
Entrata giovanissima nell’ordine delle Figlie di San Giuseppe dell’Apparizione, la vocazione di Suor Paola è stata limpida, intensa e basata su un amore sconfinato per Gesù Cristo e per il prossimo. Da sempre impegnata nell’assistenza agli ultimi e ai bisognosi, la religiosa è stata per anni il cuore pulsante della casa famiglia “San Giuseppe”, a Roma, dove ha accolto bambini in difficoltà e persone senza fissa dimora.
Un’altra passione
Ma accanto alla vocazione spirituale, ecco un’altra passione, tramandata di generazione in generazione, quella per la Lazio. Iconica la sua partecipazione a Quelli che il Calcio, ma i suoi messaggi di pace, gioia e fratellanza non sono banali in tv, né sfociano in imbarazzanti commenti. Tutt’altro.
Per molti, vedere una suora parlare di calcio con così tanta grinta può sembrare sorprendente, ma per Suor Paola il tifo è stato un modo per vivere la comunità. “La Lazio è una famiglia,” ha detto più volte. “E come in ogni famiglia, si soffre e si gioisce insieme”.

Un altro estremo saluto
Anche Antonio Fassari a modo suo è stato un ponte tra il cinema e lo sport. Dai Cesaroni alla Roma il passo è breve. Nel corso della sua carriera, è stato uno tra gli ambasciatori del tifo romanista più accaniti nel mondo dello spettacolo, senza mai trascendere nel volgare.
Si è spento a 72 anni, a causa di un male incurabile. Piazza del Popolo era gremita nel giorno dei suoi funerali. Anche qui il tifo unisce, c’erano un po’ tutti, a prescindere dai colori propri di questa e quella tifoseria. Presente anche Giovanni Grasso, portavoce del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Tanto per intenderci.