“Forse firmerò domani”: Roma, il momento più atteso è arrivato | Stretta di mano e brindisi a Trigoria

A poche giornate dal termine della stagione, si smuove qualcosa nella Roma dei Friedkin. Il il momento più atteso è arrivato.
Quando, nell’agosto del 2020, i Friedkin rivelarono la Roma, in molti (non tutti) i tifosi giallorossi pensarono che la nuova proprietà sarebbe stata la panacea di tutti i mali. Non tanto per gli statunitensi in se e per sé, quanto più per la nefasta esperienza della precedente presidenza, quella – tanto chiacchierata – di James Pallotta.
Fu fin troppo chiaro, sin da subito, che non ci sarebbe stato nell’immediato nessuna svolta. Le parole ambizioni dei Friedkin cozzarono con un mercato tutt’altro che esplosivo, con nessun colpo mediatico. Si perché da buoni texani, Dan e Ryan sono abituati a costruire imperi nel lungo periodo.
Da qui la visione aziendalistica di un club, profondamente americana, fatta di pianificazione, riservatezza e attenzione ai numeri. Una visione che, inevitabilmente, si scontra con l’impazienza tipica dell’ambiente calcistico italiano.
La visione dei Friedkin si è sviluppata secondo i canoni del business statunitense, molto diverso dal concept calcistico con cui siamo stati abituati noi italiani da sempre: riduzione delle perdite, ottimizzazione delle risorse, crescita del brand e attenzione maniacale alla sostenibilità economica.
Silenzi assordanti e differenze tempistiche
I Fredkin sin da subito si sono mostrati proprietari di poche parole. Comunicati scarni, comunicazione latente, inversamente proporzionale all’entusiasmo di una piazza che pullula di media settoriali quotidiani: trasmissioni a go go, tutto il giorno e tutti i giorni. Nella Roma giallorossa funziona così, basta accendere le radio o guardare le tv locali per capirlo.
Il secondo motivo di discussione, oltre quella comunicazione che Mourinho ha provato a stravolgere durante la sua esperienza a Trigoria, sono le tempistiche. Basti pensare che sono passati sette mesi dalle dimissioni (indotte) di Lina Souloukou e ancora la Roma non ha CEO, ovviamente ancora non si sa che prenderà il posto di Claudio Ranieri. Per Dan e Ryan è tutto normale, da qui l’inevitabile contrasto con i tifosi giallorossi.

La rottura del muro del silenzio
Tra il serio e il faceto ci ha provato Gourna-Douath, uno dei volti nuovi del mercato invernale giallorosso, a provare a rompere il muro del silenzio. Ovviamente senza risultare invasivo. Il centrocampista, proveniente dal Salisburgo in prestito con diritto di riscatto, a 18 milioni, avrebbe fatto la sua scelta.
“Sono un giocatore della Roma, ovviamente vorrei restare – ha detto il francese nella conferenza stampa post Roma-Juve – forse firmerò domani, forse me ne andrò. Non lo so”. Alla Roma va così: inutile sbilanciarsi, tanto decideranno i Friedkin, con i loro tempi.